Lo dice Yobee: Il futuro dei contenuti: guida alla creazione di un piano editoriale antinoia

2606/2025

“Lo dice Yobee” è la rubrica che dà voce ai nostri esperti del digitale: oggi Angela Accettura, SEO Content Manager in Yobee, ci spiega come creare il piano editoriale perfetto.

Nel mare magnum del digitale, dove ogni giorno miliardi di informazioni vengono riversate in rete, la vera sfida non è più solo “esserci”, ma essere visti, ricordati e scelti. Creare contenuti efficaci, capaci di bucare lo schermo e catturare l’attenzione degli utenti, è diventato un’impresa titanica. Quanti di noi si ritrovano a corto di idee, intrappolati nella routine di un piano editoriale che, mese dopo mese, sembra spegnersi in una monotonia prevedibile? Il rischio è alto: contenuti blandi si traducono in indifferenza, meno traffico, e un progressivo calo dell’interesse del pubblico.

A rendere il tutto ancora più complesso, c’è il panorama in continua evoluzione dei motori di ricerca. Google, con il suo algoritmo sempre più sofisticato e l’integrazione crescente dell’Intelligenza Artificiale, sta ridefinendo le regole del gioco. L’AI non si limita più a “leggere” le parole chiave, ma cerca di comprendere l’intento dell’utente, la qualità e la pertinenza del contenuto in modo sempre più profondo. La ricerca vocale, in ascesa costante, impone un ripensamento del modo in cui le persone cercano e trovano informazioni. Sembra quasi che il mondo del posizionamento SEO sia in balia di scossoni continui, rendendo difficile capire dove investire le proprie energie.

Eppure, al netto di rivoluzioni tecnologiche, algoritmi imprevedibili e nuove modalità di interazione, c’è una verità che rimane solida come una roccia: un contenuto vincente è sempre e solo un contenuto di qualità. Non importa che sia l’ultima news di settore, una guida dettagliata, una ricetta o un’analisi di mercato; il suo valore intrinseco deriva da chi lo scrive e da come lo scrive. Un contenuto scritto con cognizione di causa, esaustivo nella sua trattazione e cristallino nella sua esposizione, sarà sempre la chiave per distinguersi e attrarre l’attenzione, indipendentemente dalle mode o dalle evoluzioni tecnologiche. La sfida, quindi, non è rincorrere l’ultima novità, ma imparare a costruire un piano editoriale che faccia della qualità e dell’originalità le sue fondamenta, trasformando la noia in coinvolgimento autentico.

Non scriviamo per Google, ma per le persone: l’approccio “audience-first”

Dimentichiamo per un attimo gli algoritmi, le parole chiave e i tool di analisi. Torniamo alle basi. Se c’è una lezione che l’evoluzione del web ci ha insegnato con forza è questa: non scriviamo per i motori di ricerca, ma per gli utenti. Sembra banale, eppure è l’errore più comune che, spesso, noi professionisti SEO commettiamo, accecati dalla metrica e dal posizionamento. Dimentichiamo che noi stessi siamo utenti.

Proviamo a fare un passo indietro e a chiederci: cosa ci spinge a cliccare su un risultato di ricerca piuttosto che un altro? O ancora, cosa ci tiene incollati a una pagina web, facendoci scorrere il contenuto fino in fondo? Cosa ci incentiva a navigare un sito, aumentando quel KPI d’oro che è il tempo di permanenza?

La risposta è quasi sempre la stessa: il valore. Un contenuto di valore è quello che risolve un problema, risponde a una domanda, intrattiene, informa in modo originale o ispira. E per creare un contenuto con queste caratteristiche, è fondamentale conoscere a fondo il nostro pubblico. Non stiamo parlando di semplici dati demografici, ma di comprendere a fondo il comportamento digitale delle persone: quali i loro desideri, le loro esigenze latenti? Quali sono le domande che si pongono ma non sanno formulare?

Come conoscere davvero il tuo pubblico: strumenti e strategie

Scrivere un contenuto è solo l’ultimo, visibile, degli step di un processo molto più ampio e profondo, fatto di ricerca e analisi. Ma come si può “investigare” il proprio pubblico per creare qualcosa che abbia reale risonanza? Noi specialisti di settore abbiamo a disposizione numerosi strumenti. Google Analytics e Google Search Console sono di certo i nostri migliori amici per capire chi visita un sito e come ci arriva.

Google Analytics ci permette di vedere dati demografici, interessi, comportamento sul sito (pagine più visitate, tempo medio di permanenza, frequenza di rimbalzo). Google Search Console mostra le query di ricerca reali che hanno portato gli utenti sul sito. 

Sicuramente anche strumenti di ascolto dei social, come Facebook Insights, LinkedIn Analytics, Instagram Insights possono mostrarci come le piattaforme social offrono una miniera d’oro di informazioni sui propri follower. Analizzare quali post generano più interazioni o quali sono le domande più frequenti che arrivano nei messaggi diretti possono essere tutti spunti preziosi per i prossimi contenuti.

Strumenti di keyword research come Semrush, Ahrefs, AnswerThePublic, Google Trens, sono tool non solo dicono “cosa gli utenti cercano”, ma anche “cosa si chiedono” le persone.

La stessa funzione “People Also Ask”  (sotto gli occhi di chiunque faccia una ricerca su Google)può fornirci dei mini-brief per futuri paragrafi o interi articoli. AnswerThePublic, in particolare, visualizza queste domande in modo molto intuitivo, mostrando connessioni e sfumature.

Ogni dato, ogni domanda, ogni interazione è un tassello che va a comporre il puzzle del piano editoriale ideale. Solo quando si ha una chiara visione di chi è il nostro interlocutore, riusciremo a creare contenuti che non solo lo attirano, ma lo coinvolgono, lo informano e lo trasformano da semplice lettore in un utente fedele. È questo approccio “Audience-First” che trasforma un piano editoriale da un elenco di task a una strategia di crescita.

Oltre la parola scritta: il mix di formati che conquista l’attenzione

Studi scientifici dimostrano che l’attenzione media di un utente si aggira intorno agli 8 secondi, praticamente la stessa di un pesce rosso. La lettura mobile first ha modificato le nostre capacità cognitive oltre che il nostro modo di fruire i contenuti. In un mondo saturo di informazioni e stimoli continui, il tempo a disposizione per catturare l’interesse è infinitesimale. Pensare che il solo blog post possa ancora reggere il peso di un’intera strategia di contenuti è un’illusione. Per mantenere alto l’engagement e offrire valore è indispensabile abbracciare una strategia multiformato.

Non si tratta solo di diversificare per non annoiare, ma di rispondere a esigenze e preferenze di consumo differenti. C’è chi preferisce leggere un approfondimento, chi assimilare informazioni visivamente, chi ascoltare mentre è in movimento. Un ecosistema di contenuti sano e performante non può prescindere da un mix dinamico di formati multimediali, pensati per essere veicolati non solo sul tuo sito, ma anche sulle piattaforme social.

La diversificazione dei formati è cruciale non solo perché prevedere contenuti brevi, impattanti e visivamente stimolanti offre molte più probabilità di essere consumati e ricordati.

Offrire diverse opzioni di consumo rende il nostro sito e i nostri canali più accoglienti e personalizzabili per l’utente, migliorando la sua esperienza complessiva.

Inoltre, Google è sempre più attento al comportamento dell’utente e alla completezza dell’esperienza che un sito offre. Un sito ricco di contenuti multimediali che generano engagement (tempo di permanenza, interazioni) viene percepito come più autorevole e utile. Non dimentichiamo che Google sta integrando sempre più i risultati di video e immagini direttamente nella SERP. Il successo e la condivisione sui social media, sebbene non siano un fattore di ranking diretto, indicano rilevanza e autorità, influenzando indirettamente la visibilità.

Integrare formati diversi nel piano editoriale significa arricchirlo, trasformando un singolo argomento in un universo di contenuti: via libera quindi a video brevi perfetti per catturare l’attenzione su argomenti specifici in pochi secondi. Ad esempio dopo aver scritto un articolo su “Come ottimizzare le immagini per il web”, creare un video di 30 secondi che mostra visivamente 3 errori comuni da evitare offrirebbe un valore aggiuntivo al tuo utente. O ancora, spazio alle infografiche: quando si hanno complessi, statistiche o processi da spiegare, un’infografica è imbattibile per chiarezza e condivisione.

Come non pensare anche ai podcast: si parla di più di 17 milioni di persone tra i 18 e i 64 anni che ascoltano podcast con diversa frequenza, alternando informazione e approfondimento a intrattenimento e formazione personale.

Integrare questi formati significa pensare a ogni argomento come a un seme da cui possono germogliare diverse piante, ognuna adatta a un terreno specifico (il sito, LinkedIn, Instagram, YouTube ecc.). Questo approccio non solo arricchisce l’esperienza dell’utente, ma moltiplica anche le opportunità di raggiungere e coinvolgere il proprio target, spingendo il piano editoriale ben oltre la “noia” del solito articolo.

E voi cosa ne pensate? Vi aspettiamo per commenti e considerazioni!

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